


| AltreInformazioni | L'opera è accompagnata da expertise dei professori Ferdinando Arisi e Maurizio Marini, i quali avanzano l'attribuzione al maestro caravaggesco olandese. Marini pubblica il dipinto quando era ancora in collezione privata londinese e lo data attorno al 1632 (momento in cui Stomer lascia Roma per trasferirsi a Napoli) per "le componenti honthorstiane e per la qualità del supporto" di canapa semiraffinata (M. Marini, L'ultimo caravaggesco: tre "cene in Emmaus" inedite dell'olandese Matthias Stom, tardo seguace del maestro e del naturalismo "a luce di candela", in "Quadri & Sculture", vol. 5, n. 27, 1997, p. 42). Il dipinto si può confrontare con quello di analogo soggetto, eseguito da Stomer, conservato a Napoli al Museo di Capodimonte; mentre, il discepolo sulla sinistra mostra evidenti affinità con la figura del pastore, sempre a sinistra, dell'Adorazione dei pastori conservata a Torino a Palazzo Madama (cfr. B. Nicolson, Caravaggism in Europe, 1989, vol. I, p. 241). Risolta con singolare effetto scenico nei giochi di luce ed al contempo intima e mistica nell'attitudine e nei volti dei protagonisti dell'episodio evangelico, la Cena in Emmaus qui offerta interpreta in chiave moderna il passo narrato da Luca (XXIV, 30-31) ed è prova della fortuna del tema trattato nel Seicento più volte a partire da Caravaggio e dai suoi imitatori perché adatta ad essere collocata sia sulle pareti di un palazzo sia su quelle di refettori conventuali. |
| Bibliografia | M. Marini, L'ultimo caravaggesco: tre "cene in Emmaus" inedite dell'olandese Matthias Stom, tardo seguace del maestro e del naturalismo "a luce di candela", in "Quadri & Sculture", vol. 5, n. 27, 1997, p. 42, ill. p. 41. |
| Dimensioni | cm 119 x 151 |
| Supporto | cm 153 x 191 x 13 |
| Tecnica | olio su tela |
