
Manoscritto a inchiostro bruno. 1 bifolio piegato a busta, scritte (fittamente) 3 pagine. Timbro postale Paris (69) 13 Janv. 52. Sigillo in ceralacca rossa conservato. Dimensioni: 205x135 mm.
| Bibliografia | [...] Ti scrivo per darti una noja: me ne dispiace, ma l’importanza che si attacca al tuo nome in fatto di cose musicali mi obbliga ricorrere a te. Ieri parlando con [Nestor] Roqueplan il Direttore dell’Opéra, dopo lunga conversazione venne il discorso sulla Scala, e dissi che due giovani [ , ] donna e tenore di bellissime voci avevano debutato [sic!] a quel teatro con molto effetto. Oggi Roqueplan mi scrive pregandomi di chiedere le seguenti informazioni sul tenore. Eccoti le parole della sua lettera “ ... je vous prie instamment de vouloir bien écrire auiourd’hui à Milan si c'est possible pour savoir 1° Son nom 2° Son age 3° Ses antécéden[t]s musicaux 4° S’il a de l’intelligence, de la chaleur, un bon phisique, s’il voudrait venir à Paris, et se contenter d’appointemen[t]s honorables pendent une année, plus ou moins; tem[p]s pendant le quel on le preparerait à la scène française. La question principale est de savoir s’il a la voix puissante et s’il pourrait tenir l’emploi de tenor de force. Ecco tutto! Credo ben difficile che un tenore che ha debutato [sic!] con successo alla Scala voglia studiare ancora per un’anno [sic!], un’altra lingua, e tutto ciò che abbisogna per queste scene, nonostante io te ne sarò gratissimo se vorrai dirmi al più presto e con tutta sincerità una risposta cattegorica [...]. Devo aggiungere anche che io son ben disposto rendere questo piccolo servigio a Roqueplan, ma che io non ne ho interesse alcuno. Supponendo anche che Roqueplan m’avesse fatto offerta per scrivere all’Opéra è ben difficile che io la possa accettare. La mia posizione in Italia è troppo bella; e gli elementi ed i compensi d’amor proprio che posso trovar là sarebbero qui quasi impossibili, perché i nostri cantanti sono ancora migliori di questi, i cori pure migliori, e le orchestre nostre sotto la mia direzione vanno anche bene: difatti nulla di meglio della orchestra di Napoli nella Miller, e di Venezia nel Rigoletto. Non potrei nemmeno accettare la offerta del Teatro Italiano [di Parigi] perché l’insieme è detestabile. C’è qualche buono elemento, ma bisognerebbe aggiungerne qualche altro, fare un buon coro, e cambiare la direzione dell’orchestra. Ho sentito Norma, Sonnambula, e Maria Rohan. Credimi in tutta coscienza, l’insieme è detestabile. Non ho sentito Ernani ma credo sarà ancor peggio s’è possibile. Il publico [sic!] ha ragione, non si può gustare la musica eseguita in quel modo. Per me dichiaro francamente che se io potessi impedirei l’esecuzione di qualunque mia opera fino a che non si fossero fatte tutte le riforme necessarie [...] P. S. [...] Ti prego di non parlare a nessuno di quest’affare del Tenore, ad eccezione, ben s’intende, del Tenore stesso. Giovanni Ricordi è stato il fondatore dell’omonima Casa Musicale e capostipite della famiglia legata alla storia del melodramma italiano. Morirà nel 1853, lasciando l’azienda nelle mani del figlio Tito. |
| Frontespizio | Datata Parigi 13 gennaio 1852. |
| Intestazione | Verdi e l'Opera di Parigi: la mia posizione in Italia è troppo bella [?] i compensi [...] che posso trovar là sarebbero qui quasi impossibili |
| NumeroBeni | 1 |