




| AltreInformazioni | La qualità pittorica riscontrata è in linea con la produzione del periodo che proprio sul finire degli anni ‘30 cominciava a raccogliere i primi successi sul mercato milanese. Il primo ad accorgersi della sua tecnica pittorica tutta proiettata verso la lezione della grande pittura antica fu Roberto Longhi che nel saggio introduttivo alla prima mostra in Italia del pittore russo di origine armena alla Galleria Bragaglia di Roma nel 1926 osservava in questi termini “la veracità palmare, un portento di evidenza stiano dinanzi agli occhi dello Sciltian come metro costante della natura e della vita”. Un credo pittorico non soltanto estetico ma anche etico che si plasma attorno alla resa mimetica della realtà e a un diligente riferirsi ai modelli per lui imprescindibili offerti dall’eredità caravaggesca, dalla grande pittura fiamminga e da quella spagnola con una riflessione particolare per gli eccellenti esempi espressi da Zurbarán e da Velázquez. [...] Questa natura morta si inserisce nel nucleo cospicuo di opere realizzate in quegli anni con soggetto analogo in cui l’artista declina la composizione con frutta sistemate su un ripiano in legno, talvolta su di un panno di colore verde e rosso. Da segnalare come in questo caso venga rappresentato il frutto del limone, ancora attaccato al suo ramo con le foglie, assoluto protagonista di questo lavoro plasmato dalla luce al punto che gli oggetti sembrano rivelarsi dall’oscurità. [...] (dal testo di archiviazione di Stefano Sbarbaro) |
| Autentica | Opera accompagnata da certificato di autenticità rilasciato dal dott. Sbarbaro in data 4 giugno 2025 |
| Datazione | 1936 |
| Dimensioni | Largh. 29,5 - Alt. 25 cm |
| Provenienza | Collezione privata, Reggio Emilia |
| Tecnica | olio su tavola |
