









al retro etichetta di esposizione Comune di Venezia - Direzione Belle Arti / Mostra dei Guardi - anno 1965 / 12 e altre etichette L'opera è stata dichiarata di notevole interesse artistico e storico, ai sensi della legge 1089/39, da parte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in data 17 gennaio 1987.
| AltreInformazioni | Il dipinto fa parte di un importante ciclo di quattro opere dedicato alle cerimonie organizzate in onore di Pio VI durante il soggiorno che il pontefice fece a Venezia, dal 15 al 19 maggio 1782, di ritorno dal suo viaggio diplomatico a Vienna presso l'imperatore Giuseppe II. Il ciclo ha un ruolo centrale all'interno della produzione di Francesco Guardi, sia perché pone un punto fermo in termini di cronologia (siamo, appunto, nel 1782) sia perché si tratta del primo incarico ufficiale ottenuto dall'artista, ormai settantenne, da parte del governo della Serenissima, segnando così l'apice di una gloria ormai riconosciuta. Fu l'ispettore delle Belle Arti di Venezia, Pietro Edwards, il 21 maggio 1782, a conferire a Guardi l'incarico di realizzare quattro dipinti per ricordare gli episodi principali del soggiorno del papa, dando al pittore precisa indicazione dei soggetti, così descritti nei documenti d'archivio relativi alla commissione: 1) Arrivo di S. Santità a S. Giorgio in Alga ed incontro con il Serenissimo; 2) Pontificale nella Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo; 3) Sua Santità in atto di scendere dal trono nella sala d'udienza per incontrare il Serenissimo nell'ultima visita di congedo; 4) La benedizione al popolo nella finta loggia alla Scuola di S. Marco. L'opera qui presentata corrisponde alla terza scena, quella raffigurante il congedo di Pio VI dal Doge, all'epoca Paolo Renier, nel convento della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo: un solenne corteo di senatori in toga purpurea, entrando da sinistra, si snoda nella sala dominata da un ampio soffitto dal motivo ellittico; ai lati si succedono altri dignitari, immobili, le cui linee accentuano e scandiscono la profondità dell'ambiente, insieme ai lampadari che dall'alto incombono scintillanti sulla scena; sul fondo, Pio VI, al di sotto di un alto baldacchino, si alza per ricevere l'ultimo omaggio del Doge. Illuminando la composizione con le sue tipiche tinte soavi e armoniose, Guardi riesce a trasformare una rappresentazione storica - che rischiava di essere fredda e schematica - in una sorta di visione fantastica. A tal proposito, esplicative risultano le parole di Morassi che sottolinea come Guardi "con la magia della sua arte trasfiguratrice ha vivificato ogni elemento del quadro, architettura e personaggi, e creato una visione inebbriata di luce azzurrognola iridescente in cui i rossi roboni dei dignitari appaiono come fiamme tranquille d'un incendio cromatico" (Morassi 1973, vol. I.1, p. 185). Come nel caso delle altre tre opere dello stesso ciclo, del dipinto è nota un'altra versione, quasi identica nella composizione - salvo che nella disposizione di alcuni personaggi - ma più piccola nelle dimensioni, oggi conservata nel Museum of Art di Cleveland. L'eccellente qualità dalla "luminosità traslucida" che caratterizza la versione qui offerta (già Milano, collezione Astorre Meyer) porta il Morassi a sottolineare la superiorità di questo esemplare rispetto a quello americano, a tal punto da considerarlo "prioritario" (Morassi 1973, vol. I.1, p. 185 e vol. I.2, p. 360). |
| Bibliografia | G. A. Simonson, Francesco Guardi (1712-1793), Londra 1904, p. 90, n. 115, ill. p. 42; G. Fiocco, Francesco Guardi, Firenze 1923, pp. 10, 44, 72; K. Erdmann, Zwei neue Historienbilder von F. Guardi, in «Pantheon», 4, novembre 1929, pp. 506-510; E. Arslan, Contributo a Francesco Guardi, in «Bollettino d’arte», 10, 1936, p. 441; R. Pallucchini, Il Settecento veneto a Milano, in «Arte veneta», 1955, p. 267, fig. 302; V. Moschini, Francesco Guardi, Milano 1956 (II edizione), p. 38; E. Martini, La pittura veneziana del ‘700, Venezia 1964, p. 280, fig. 293; R. Pallucchini, Francesco Guardi (I Maestri del Colore, n. 104), Milano 1965, tav. XIV-XV;P. Zampetti, Mostra dei Guardi, catalogo della mostra, Venezia 1965, p. 276, n. 143; A. Morassi, Guardi. Antonio e Francesco Guardi, Venezia 1973, vol. I.1, p. 185; vol. I.2 cat. 267, pp. 359-360; vol. II.1, fig. 296; L. Rossi Bortolatto, L’opera completa di Francesco Guardi, Milano 1974, p. 131 n. 696, ill. p. 129; D. Succi, Francesco Guardi, Azzano Decimo 2021, vol. I, p. 222, fig. 11 p. 229. |
| Dimensioni | cm 71 x 81 |
| Esposizione | Londra, Burlington House, 1872; Londra, Burlington Fine Arts Club, 1894-95; Londra, Matthiesen Gallery, Venetian Paintings and Drawings, 1939 (n. 67); Milano, Mostra del '700 veneziano, 1955 (n. 39); Zurigo, Schönheit des 18. Jahrhunderts, 1955 (n. 132); Venezia, Mostra dei Guardi, 1965 (n. 143); Venezia-Milano, Vedute italiane del '700 in collezioni private italiane, 1987-1988; Amserdam, Historisch Museum, Il crepuscolo d’oro di Venezia. Un ritratto della nobiltà veneziana nel Settecento, 1991 |
| Provenienza | Londra, collezione Cavendish Bentick; Londra, collezione Mond; Londra, collezione Lord Melchett; Londra, collezione Matthiesen; Milano, collezione Astorre Mayer; Roma, The Jewish Agency for Israel; Sotheby’s Firenze, 24 settembre 1985, lotto 19; collezione privata |
| Supporto | cm 86 x 97 x 6,5 (cornice senza vetro) |
| Tecnica | olio su tela |