Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa
Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa
Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa
Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa
Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa
Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa

Piatto reale.Albisola, Fabbrica Grosso, 1670-1680 circa

Maiolica. Marca: Lanterna in blu. Diametro cm 44. Conservazione: diverse rotture ricomposte e qualche integrazionePiatto “reale” di maiolica foggiato a stampo, apodo, diametro 44 centimetri, misura che ne giustifica la definizione.Le superfici circolari della tesa stretta lievemente acclive e dell’ingiro sono modellate, dall’orlo fino al cerchio del cavetto, per mezzo della presenza simmetrica di otto elementi formali simili alla figura dello “ju-i”, la “testa dello scettro cinese”, simbolo dal significato bene augurante, “quello che vuoi”(1). Lo schema prevede la formazione lungo la superficie dell’ingiro di altrettante riserve arcuate concave, poste ai lati e a livello più basso rispetto a quello degli “ju-i”. Un orlo in rilievo, confine inferiore delle parti modellate, circonda l’ampia superficie piana del cavetto, di un grado minimo più in basso a paragone delle riserve dell’ingiro.La decorazione del piatto è stata eseguita in monocromia blu sul fondo di colore azzurro a tenue sfumatura di verde. Le figure dell’istoriato dipinte all’interno del cavetto sono comprese nella cornice vegetale propria della tipologia “orientaleggiante a tappezzeria”, i cespi vegetali fioriti distribuiti lungo la tesa e all’interno di quattro delle riserve presenti sull’ingiro; tali riserve risultano alterne a tre ornate da singoli edifici, la quarta ospita la figura del sole, collocata come si conviene allo zenit rispetto alle figure del cavetto.Il soggetto dipinto rappresenta Bacco, una specie di tirso al suo fianco, mentre pone la corona di fiori sul capo di Arianna e la toglierà per lanciarla in cielo, preludio alla metamorfosi divina della fanciulla nella costellazione appunto della Corona (2).Le due figure principali, nudo Bacco sontuosamente abbigliata Arianna e assai elaborate nei reciproci atti le posture di entrambi, hanno ciascuna presso di sé un putto seduto; quello a lato di Arianna si tiene vicino il vaso che la fanciulla indica girandosi verso il dio, ma soprattutto volge lo sguardo verso l’esterno e in basso, come fa l’altro accanto al dio, quindi oltre il cerchio del cavetto, secondo il noto costume delle decorazioni a fresco, proponendo ancora una volta la cosciente volontà di aderire all’estetica della grande pittura barocca ligure, cogliendo l’intimo legame che l’unisce alla pittura su maiolica, trasferendo alla superficie istoriata lo spirito vasto dell’affresco e la magia illusiva dei suoi ambienti (3).La decorazione si ascrive allo stesso pittore che ha dipinto le figure delle quattro divinità sul piatto presente nel catalogo. Le affinità sono palesi, se ne citano solo due: una del tutto evidente, la forma delle rispettive marche; l’altra discreta, forse più interessante, vale a dire la forma meno esibita, ma simile a quella dipinta altrove, delle tre nubi calanti dal colmo sia della tesa sia del cavetto.La superficie posteriore del piatto è ornata in maniera conveniente alla qualità della decorazione di quella anteriore: cinque notevoli cespi fioriti monocromi blu sono disposti lungo la linea di confine fra il rovescio della tesa e dell’ingiro, presenti negli spazi intermedi alcuni insetti alati.La grande figura della Lanterna, dipinta in blu al centro del fondello, attribuisce la maiolica alla fabbrica Grosso di Albisola, nell’ottavo decennio circa del XVII secolo. 1. Guido Farris, “Note stilistiche su un nuovo genere decorativo della maiolica ligure del XVI secolo”, Atti V Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola 1972, pp. 323-336; Idem, “Nomenclatura dei principali prodotti ceramici”, “Ceramiche della tradizione ligure”, a cura di Cecilia Chilosi, Cinisello Balsamo 2001, p. 281. 2. Cfr. Ovidio, “Metamorfosi”, libro VIII, vv. 169-182, Torino 1979; nel testo la corona di fiori è una corona di metallo ornata di gemme. 3. Per esempio cfr. Carlo Raffo, “Note per un’estetica della maiolica ligure”, Ceramicantica, 2002, gennaio, pp. 24-49.

Stima:1000 € - 1500 €