



Protagonista della pittura messinese e siciliana di secondo Seicento, Agostino Scilla fu pittore assai colto, nella cui pittura si fondono elementi classicisti, frutto del suo alunnato con Antonino Barbalonga prima, e Andrea Sacchi poi, con gli esiti compositi di un proficuo soggiorno romano, che lascia nella sua produzione tracce ben rinvenibili dei modi di Ribera, Salvator Rosa, Pier Francesco Mola e Mattia Preti. Questa articolata trama di riferimenti, fusi però in un esito omogeneo, si ritrovano anche nella nostra tela, che può essere utilmente avvicinata ad altre di Scilla, come il San Marco già Tomasso, battuto da Sotheby's ad aprile 2021, Il San Benedetto che distrugge gli idoli del Museo Regionali di Messina, o la Talia incorona Epicarmo del Museo Regionale di Palermo