iscritto in alto a destra: “ANNO DOMINI (...) - AETATIS SUAE (...)” in cornice
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Quest’opera è un esempio significativo dello stile di Scipione Pulzone, detto anche il Gaetano, tra i più raffinati ritrattisti attivi nella Roma della Controriforma. La sua pittura, caratterizzata da un realismo controllato e da una precisione quasi miniaturistica nei dettagli, riflette l’influenza della ritrattistica fiorentina (e in particolare modo di Bronzino), reinterpretata però in chiave più intimista e spirituale.
Pulzone eccelleva nel conferire ai suoi modelli una presenza psicologica intensa ma composta, in perfetta sintonia con l’ideale controriformista di misura e decoro. In questo ritratto, la luce tagliente che accarezza il volto e le mani isola la figura nello spazio, trasformandola in un’immagine di dignità e introspezione morale. Un gentiluomo barbuto, sobriamente abbigliato secondo la moda tardo-cinquecentesca con abito nero e ampio colletto bianco inamidato, è rappresentato a mezza figura, con lo sguardo diretto verso l’osservatore. Tiene un piccolo volume nella mano destra, probabile allusione alla sua cultura o alla devozione religiosa personale. Lo sfondo scuro e neutro esalta la figura e conferisce al ritratto un tono di severa nobiltà. Nell’angolo superiore destro è visibile uno stemma araldico, che sottolinea il nobile lignaggio di appartenenza.