L'opera costituisce una seconda versione - che può ritenersi sempre autografa per l'alta qualità che la contraddistingue - della Sant'Orsola di collezione privata pubblicata da Manzitti (C. Manzitti, Valerio Castello, Torino 2004, p. 131, n. 97) che, secondo lo studioso, è da collocare intorno ai primi anni Cinquanta e potrebbe essere identificata con la Sant'Orsola citata da Alizeri nel Palazzo del Marchese Bernardo Sopranis in via Sant'Agnese insieme ad altri tre dipinti raffiguranti una Santa Cecilia, il Ratto di Elena e il Trionfo di Davide (F. Alizeri, Guida Artistica per la città di Genova, Genova, 1846-1847, vol. I, p. 583).